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SUL DIACONATO DELLE DONNE

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2012 11:38
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Città: GIBELLINA
Età: 71
Sesso: Maschile
06/02/2012 20:34

Nella Chiesa delle origini il coinvolgimento delle donne nell'apostolato è inconfutabile. Molte donne avevano seguito Cristo nel suo ministero (Luca 8,1-3), e tante donne parteciparono alla costruzione delle prime comunità cristiane.
San Paolo, che afferma l'uguaglianza in Cristo tra uomini e donne (Galati 3,28), scrive nelle sue lettere:
«Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è anche diaconessa (diakonon) nella chiesa di Cencre: […] è stata di aiuto a molti e anche a me stesso» (Romani 16,1-2).
«Salutate Prisca e Aquila, i miei collaboratori in Cristo Gesù» (Romani 16,3).
In un passo della prima Lettera ai Corinzi Paolo parla del profetizzare sia degli uomini che delle donne (1 Corinzi 11,4-5). E infatti, Filippo l'evangelista aveva quattro figlie che profetizzavano (Atti 21,8-9).
Subito dopo l'età apostolica, il diaconato femminile si è sviluppato nella Chiesa. Il passo famoso dalla prima lettera a Timoteo lo esprime in maniera chiara:
«I diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino, non avidi di guadagno disonesto, ma conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò vengano prima sperimentati, e poi, se irreprensibili, esercitino il ministero. Del pari le donne (gynaikas) siano oneste, non calunniatrici, sobrie, fedeli in tutto. I diaconi siano mariti di una sola donna, e capaci di guidare bene i figli e le proprie case» (1 Timoteo 3,8-12).
Qui le donne sono distinte chiaramente dalle mogli del diacono, sono descritte in parallelo con i diaconi, e devono essere intese come “diaconesse” (Jean Daniélou, The Ministry of Women in the Early Church, Faith Press, Leighton Buzzard, 1974, p. 14).
Clemente Alessandrino afferma che le donne insegnavano: «Gli apostoli lavorarono senza tregua alla predicazione evangelica come si confaceva al loro ministero, presero con loro le donne, non solo le mogli ma anche le sorelle, per coinvolgere nel loro ministero le donne che vivevano con loro; per mezzo di esse l'insegnamento di Dio raggiunse le altre donne nelle loro case senza destare sospetto» (Clemente Alessandrino, Stromata 3,6,53).
Plinio il Giovane in una lettera all'imperatore Traiano del 112 d. C. parla di due donne cristiane che «erano dette ministre» (Epistola X,96).
La Didascalia degli apostoli, del III secolo, attesta che «è sommamente richiesto e necessario il ministero di una donna diacono. Infatti, anche il nostro Signore e Salvatore era servito da donne» (Didascalia 3,12,1).
Una parte delle Costituzioni Apostoliche, il libro VIII, scritto probabilmente intorno al 500 d. C., contiene, in forma abbreviata, tracce di un rituale più antico:
«Vescovo, tu poserai le tue mani sulla diaconessa alla presenza del presbiterio, dei diaconi e delle diaconesse, e dirai: O Dio Eterno, Padre di nostro signore Gesù Cristo, Creatore dell'uomo e della donna, che non disdegnasti di riempire col tuo Spirito Miriam, e Deborah, ed Anna, e Olda; che non disdegnasti che il tuo Figlio unigenito nascesse da una donna; che anche nel tabernacolo della testimonianza, e nel tempio, ordinasti che le donne fossero i custodi della Tua porta santa, guarda giù questo Tuo servitore, che è ordinato all'ufficio di diaconessa, concedi a lei il Tuo Spirito Santo, e purificala dall'impurità della carne e dello spirito, perchè possa svolgere con dignità la sua opera per la tua gloria, e sia lode a Cristo, e gloria e onore a Te ed allo Spirito Santo. Amen» (Costituzioni apostoliche, libro VIII, 19-20).
È significativo come in questo passo si parli di presbiteri, di diaconi e di diaconesse, ma non di donne facenti parte del presbiterio. Sembra, cioè, che le donne potessero accedere all’ordine del diaconato, ma non a quello del presbiterato.
Il Codice Barberini greco n. 336, dell’VIII secolo, e il Manoscritto vaticano n. 1872, del X secolo, conservano le preghiere di ordinazione delle diaconesse.

Di un diaconato femminile parlano anche i Concili Ecumenici.
Nel primo Concilio di Nicea, 325 d. C., in un canone relativo alla riconciliazione con i membri della setta di Paolo di Samosata (260 - 272 d. C.), che negava le Tre Persone della Trinità e affermava che Cristo non possedeva una natura diversa dagli altri uomini, si parla di un ufficio ecclesiastico delle diaconesse:
«Riguardo ai seguaci di Paolo che desiderano ritornare nella Chiesa Cattolica, essi devono essere ribattezzati. Se, comunque, qualcuno ha avuto la funzione di sacerdote ed è immacolato ed irreprensibile, egli deve essere battezzato ed ordinato da un vescovo della Chiesa Cattolica. Allo stesso modo devono essere trattate le diaconesse e chiunque abbia avuto un ufficio ecclesiastico» (Concilio di Nicea, canone 19).
Sembra, dunque, che anche la diaconessa, come il sacerdote, debba essere ordinata da un vescovo e il diaconato femminile faccia parte dell’ordine sacro.
Al Concilio Ecumenico di Calcedonia, 451 d. C., l’età minima per le diaconesse venne stabilita a 40 anni:
«Una Donna non riceverà l'imposizione delle mani come diaconessa se è al di sotto dei quaranta anni di età, e solo dopo un attento esame» (Concilio di Calcedonia, canone 15).
Il secondo Concilio Ecumenico di Nicea, nel 787 d. C., approvò, al canone 1, le Costituzioni Apostoliche e i sei precedenti Concili Ecumenici. Questo vuol dire che vennero riaffermate tutte le disposizioni contenute in tali documenti riguardanti le donne diacono, e in particolare il testo su riportato delle Costituzioni apostoliche sull’ordinazione delle diaconesse, compatibile con la loro non ordinazione presbiterale.
Dunque, i Concili Ecumenici hanno riconosciuto l'ordinazione delle diaconesse per sei secoli.
Essendo innegabile che il diaconato femminile è stato praticato nella Chiesa per tanti secoli, la proposta di ripristinarlo mi pare possa essere accolta dalla Chiesa cattolica, essendo supportata dalla Scrittura, dai Concili Ecumenici e dalla Tradizione dei primi secoli. Oltre alle necessarie verifiche sull’idoneità e sulle qualità della candidata all’ordine del diaconato, si potrebbe porre come requisito anche l’avere una certa età, quella prevista per i diaconi maschi: 25 anni se nubile; 35 se sposata. Si potrebbe consentire l’accesso al diaconato alle donne già sposate, come avviene per gli uomini, sulla base del passo della prima Lettera a Timoteo che parla di diaconi sposati.
Visti tutti questi dati, non sembra che l’esclusione delle donne dall’ordine del sacerdozio debba continuare ancora oggi a comportare la loro esclusione anche dall’ordine del diaconato. Se per diversi secoli è stato possibile che le donne fossero diaconesse senza poter essere sacerdotesse, non si vede perché non dovrebbe essere possibile oggi. La motivazione dell’unità dei tre gradi dell’ordine sacro (se è vietato alle donne il grado presbiterale, dev’essere vietato anche quello diaconale) non regge di fronte ai dati della tradizione. E del resto, tale motivazione non è richiamata quando non è richiesto il celibato per i diaconi permanenti, mentre è richiesto il celibato per i diaconi temporanei (quelli che riceveranno successivamente il sacerdozio) e per i sacerdoti.
Il ripristino del diaconato femminile da parte della Chiesa cattolica sarebbe utile per l’espletamento dei servizi ecclesiali, potendo i diaconi celebrare battesimi, cresime, matrimoni e funerali. Ma servirebbe soprattutto a rivitalizzare la Chiesa, attraverso un ritorno alle origini e un nuovo atteggiamento nei confronti delle donne, che superi un’esclusione secolare che appare oggi ingiustificata.

Salvatore Capo
OFFLINE
Post: 7
Città: MILANO
Età: 43
Sesso: Femminile
10/02/2012 19:56

Sono d'accordo.

Mary Antonia
OFFLINE
Post: 7
Città: ROMA
Età: 52
Sesso: Maschile
14/02/2012 20:22

Sono d'accordo anch'io.

Peppuccio

12/04/2012 11:38

Anch'io sono d'accordo il tutto si può trovare qui:

www.womenpriests.org/it/traditio/deac_his.asp [SM=g27988]
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